Intermezzo di Nataša Dragnić

Taluni eventi sconvolgono la vita distruggendola con la potenza di un fiume in piena. Può trattarsi di una relazione finita male, di una persona che ci volta le spalle, di un orologio smarrito o di una persona che sparisce dalle nostre vite per sempre.

Ci sono poi degli eventi per i quali nella lingua italiana non esiste neanche un nome. Si parla di vedova a proposito della moglie che ha perso il marito, di orfano per il figlio che ha perso il genitore. 

Ma il genitore che perde il proprio figlio che cos’è? Una madre senza figli, che cos’è?

“Dopotutto ero una madre senza figli, potevo affrontare tutto”

Nulla. Non esistono parole che definiscano questa condizione. Di qui l’ossessione di controllare ogni singola cosa, ogni parola, pensiero, ogni piega che non deve assolutamente rovinare la camicetta e la gonna che si indossano. Contare i passi. Guardare, controllare, gestire tutto. E andare avanti, senza lacrime. No, quelle non servono. È questo che fa Brigitte. Così le è stato insegnato.

E Christian è un uomo abbandonato dall’amore della sua vita, sprofondato nella disperazione della solitudine e desolato nella sua condizione. Si guarda costantemente intorno alla ricerca e con la paura di trovarli quei lunghi capelli neri che infestano i suoi sogni ed i suoi incubi.

Ha una famiglia, sì, ma la depressione e il senso di fallimento lo hanno stravolto.

Nataša ci ha regalato due personaggi bellissimi, due anime fragili e ferite che hanno bisogno di una bussola per orientarsi e comprendere come andare avanti. Perché che lo si debba fare sempre e comunque è importante per entrambi. Lo sanno. Ne sono perfettamente consapevoli.

Hanno bisogno di una luce per poter, finalmente, uscire dal baratro in cui sono piombati. Romanzo bello e intenso.












 

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