Itaca per sempre di Luigi Malerba.

 

Malerba ci narra un aspetto al quale il celebre poema omerico fa un lieve cenno senza approfondirlo come meriterebbe. Si tratta del dolore di Penelope quando scopre che Ulisse, rientrato ad Itaca, si fa riconoscere unicamente dal figlio Telemaco e dalla nutrice Euriclea. Malerba immagina che Penelope riconosca immediatamente lo sposo nel finto mendico e si domandi il perché dell'atteggiamento che le è stato riservato. Perché quell’immotivata diffidenza nei suoi confronti? Penelope tutto quel sospetto non lo meriterebbe.

La bellezza di questo romanzo risiede nell’aver dato una caratterizzazione nuova alla figura della dolce Penelope che, nell’immaginario collettivo, pensiamo intenta al telaio con lo sguardo volto all’orizzonte e gli occhi gonfi di lacrime nell’attesa del marito. La Penelope di Malerba però non si risolve in questa immagine. È una donna che tanto ha sofferto e che, di fronte alla diffidenza dello sposo, reagisce e si vendica rifiutandosi di riconoscere in lui il marito e instillando il seme del sospetto.

“Fra mille uomini saprei riconoscere Ulisse anche dopo cento anni. Ma questo sconosciuto che sia mendicante o che si vanti di discendere da stirpe gloriosa, è soltanto un simulacro di Ulisse, una menzogna penetrata furtivamente nella nostra casa… Non puoi offrirgli tua madre come merce di scambio”

Combatte e rende tangibile che il dolore di una donna per il tradimento del marito non è meno lancinante.

Ecco dunque che Ulisse si domanda se il comportamento della moglie sia dettato dal fatto che avesse scelto di prendere come marito uno dei Proci – e che la strage di questi abbia scompaginato i suoi progetti- o che semplicemente lo abbia cancellato dal suo cuore. Notevole e unica nella sua novità è anche la figura di Ulisse: colui che con le sue dissimulazioni è riuscito a condurre gli achei alla sconfitta di Troia aggirando le difficoltà di abbatterne le mura è, tra le pagine di Malerba, ricondotto entro i confini umani.

Mi sono difeso dall’acqua e dal fuoco, dal ferro e dagli altri metalli, dalle pietre, dalla terra, dalle malattie, dai quadrupedi e dai mostri con un occhio solo, ma non so come difendermi da Penelope”

Dismette le vesti dell’uomo dall’ingegno multiforme per assumere i tratti umani dell’uomo roso dal dubbio, dall’incertezza di non essere più amato dalla moglie. Dal fatto che i sentimenti della dolce Penelope siano rimasti fermi a vent’anni prima e che nell’Itaca odierna non vi sia più posto per il suo re. 

Ho molto amato questa sua dimensione umana, le lacrime che gli bagnano gli occhi al racconto del passato. Questo suo essere semplicemente un uomo con i suoi dubbi, le incertezze, il timore di amare e non essere a sua volta riamato. Malerba crea un meraviglioso romanzo a due voci in cui emergono i dubbi, le incertezze, le paure dell’astuto Ulisse ma anche la forza, la dignità e il coraggio di Penelope che si ribella all’ingiusto trattamento riservatole dallo sposo. Si tratta di uno scambio di battute serrato tra i due protagonisti quasi fossero sul palcoscenico ed esponessero agli spettatori i loro sentimenti, i dubbi ma anche le paure che li avviluppano.

È un romanzo commovente che, senza riscrivere il finale della celeberrima Odissea, ne approfondisce un episodio scandagliando con precisione chirurgica i sentimenti di Penelope, donna tradita nel corso delle peregrinazioni del marito ma anche e soprattutto nel rientro a casa quando questi le cela la sua identità e di Ulisse, il πο˘λύˉτρο˘πο˘ν, di cui cogliamo qui l’aspetto eminentemente umano.

"Dopo tante finzioni e travestimenti eravamo tutti e due nudi sul letto e questa era l’unica verità alla quale mi aggrappavo come un naufrago a uno scoglio avevo rischiato di naufragare nella mia Itaca e ora finalmente ero in salvo, anche se coperto di ferite."

È stata una lettura bellissima.


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