Siero Nero di Matteo Kabra Lorenzi
Siero
nero è un romanzo articolato secondo due diverse linee narrative.
La
vita di Matteo, ragazzo prima e uomo poi, che vive di e per la musica ed un
secondo blocco narrativo, “Siero nero”.
Quello
che ci invade il corpo diffondendosi nelle vene per infettarlo, invaderlo e
conquistarlo spostandone il baricentro.
Si
perde l’equilibrio, si cade, ci si rialza? Forse.
Leggendo
questo romanzo mi è venuta in mente la tecnica del Kintsugi. Quando un oggetto
prezioso cade a terra andando in frantumi i più, generalmente, se ne disfanno.
Non
i giapponesi che donano nuova vita a quell’oggetto valorizzandone le fratture e
le cicatrici che lo attraversano, trasformandolo in tal modo in qualcosa di
nuovo.
Ecco.
Non sempre le ferite deturpano la realtà. Alle volte è l’esatto contrario.
È
una storia molto intensa quella raccontata da Matteo, gli anni
dell’adolescenza, gli innamoramenti che parevano presentarsi come l’amore della
vita. Quello con la A maiuscola. Chi di noi non ricorda il proprio?
È
una storia intrisa di musica ad ogni pagina. La si respira proprio (“La
musica è la cura. La musica è sempre la cura per ogni dolore, per ogni clamore,
per riempire un silenzio o per silenziare un rumore assordante dentro di noi”).
Ho ascoltato qualcuna delle canzoni dei VIE e sto scrivendo queste mie impressioni con il sottofondo musicale di “Brucia”, un pezzo strepitoso.
L’ho
ascoltato proprio alla fine della mia lettura, ed è stata una scelta precisa.
Volevo lasciare spazio all’immaginazione e devo dire che è proprio come
immaginavo potesse essere dalla lettura del romanzo. Ascoltatela!
Se
desiderate ripercorrere parte della storia musicale del rock degli ultimi anni,
se amate il rock, se non vi lasciate intimorire da un romanzo corposo e se
volete leggere qualcosa di nuovo, se siete semplicemente curiosi, leggete “Siero
nero”.
Matteo,
le sue parole e la sua musica, non vi deluderanno.
A chi dovesse nutrire ancora qualche perplessità, lascio qualche parola dell’autore “in un moto perfettamente circolare, il fine di ogni cosa ne determina l’inizio. è il punto dove sappiamo di voler arrivare che genera il sentiero”. E allora percorrete la vostra strada, camminate. Guardate il paesaggio, cadete e poi cercate di rialzarvi.
È
preferibile indossare con orgoglio le proprie ferite piuttosto che restare
spettatori della propria vita.
Ringrazio
Matteo per avermi dato l’opportunità di leggere il suo bel romanzo.
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