Il tuo nome scritto sull’acqua di Irene Gonzalez Frei

Non è un romanzo per tutti. Una di quelle storie che si leggono a cuor leggero.

Tutto il contrario. Lo consiglio solo a chi si senta abbastanza forte da andare avanti anche quando sa che finirà irrimediabilmente per farsi male. A quelli che non hanno timore di soffrire ma accettano il dolore come una componente della vita.

Siamo a Madrid a metà degli anni novanta, Sofia è sposata con Santiago. Un uomo bello con cui le cose non vanno benissimo. Hanno un rapporto dominato da una sessualità violenta fatta di botte e pratiche estreme. Sofia, che insegue da sempre la felicità, riesce a trovare una qualche forma di soddisfazione solo praticando dell’autoerotismo fino a che un giorno conosce Marina. Una ragazza che le somiglia in modo impressionante. Sono identiche. Come talvolta neanche le sorelle lo sono.

Le due ragazze si innamorano profondamente e decidono di lasciare Madrid alla volta dell’Italia. Santiago però non si arrende e, dopo l’ennesima violenza, si lancia al loro inseguimento.

Rivive in questo romanzo il mito di Narciso che si specchia nell’acqua. Ma, si domanda la Gonzalez, se Narciso si specchi nell’acqua perché innamorato della propria immagine o perché invece non lo sia del suo doppio. Di una persona uguale a lui.

“Qualsiasi destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento: il momento in cui l’uomo sa per sempre chi è. Io lo seppi come non avevo mai saputo nient’altro. Cominciai ad essere migliore di quello che ero stata. A te capitò la stessa cosa”

Sofia e Marina si riconoscono come due anime affini. Il loro è un amore puro. Di quelli bellissimi e cristallini lontani dalle brutture della violenza e delle botte che Sofia aveva conosciuto.

È un romanzo molto crudo nelle descrizioni e nel linguaggio. Ci sono dei passaggi forti che segnano e colpiscono mortalmente. 

Perché la violenza sulle donne è senza fine. Perché un marito oppressore non ammette la possibilità di essere lasciato. Per una donna poi! E allora la moglie va punita. Va educata.

Ma che cosa fare se l’amore della tua vita ti viene strappato dalle braccia? Vorresti solo liberarti dalle catene del corpo che impediscono il raggiungimento di quell’anelito di felicità tradita, ingannata, perduta per sempre.

È una lettura forte, feroce, che fa male e che non consiglio a tutti.

Soprattutto non a quelli che siano alla ricerca del lieto fine.


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