La storia di un matrimonio di Andrew Sean Greer

 

“Crediamo tutti di conoscere la persona che amiamo. Nostro marito, nostra moglie. E li conosciamo davvero, anzi a volte siamo loro: a una festa, divisi in mezzo alla gente, ci troviamo a esprimere le loro opinioni, i loro gusti in fatto di libri e cucina, a raccontare episodi che non sono nostri ma loro”

Greer con un incipit magistrale che colpisce dritto al cuore perché ognuno di noi potrebbe essere quel marito o quella moglie, ci prende per mano e ci conduce entro una storia potente, lacerante, triste ma non completamente fino a spiazzarci del tutto quando meno ce lo aspetteremmo.

È il 1953 quando la giovane Pearlie, madre del piccolo Sonny e moglie di Holland Cook l’uomo bello, bellissimo che incanta chiunque con il suo aspetto, si accorge di avere accanto a sé un estraneo. Una persona che non conosce. Le crolla tutto addosso. Il suo piccolo mondo perfetto viene travolto da una tromba d’aria e lei rimane lì a guardarlo crollare. Sono gli anni 50 ricordati dai più come gli anni delle gonne a ruota e dei rossetti rossi ma sono anche gli anni in cui la segregazione razziale continua a imperversare, mescolata alla guerra in corea e al processo ai Rosenberg.

Il romanzo lascia in tensione e genera ansia perché potresti essere tu a svegliarti una bella mattina accanto ad un uomo che non conosci. Che non hai mai conosciuto davvero. E allora capisci che tutto quello che ti circonda lo hai costruito accuratamente come un meraviglioso castello di sabbia che ti consentisse di darti quelle spiegazioni che, a dirle ad alta voce, non ci crederesti mai. Non ci crederesti se te lo raccontasse un’amica. A mente fredda analizzeresti la situazione con lucidità e le diresti che si sbaglia. Che non è come crede. Ma sei sola e nessuno può dirti quelle cose che avresti bisogno di sentirti dire per salvare il tuo bambino, te stessa e il tuo cuore da un disastro annunciato da tali e tanti segnali che non possono essere ignorati. Ma Pearlie non vuole andarsene, non quando c’è sempre la possibilità che il marito torni da lei e le tenda la mano.

Se dovessi associare un sostantivo a questo romanzo, sarebbe incomunicabilità. Il peso delle cose non dette grava su questo matrimonio come un macigno e come un macigno rischia di farlo affondare. Non sarebbe più semplice se si parlasse, ci si confrontasse e si dicesse una volta per tutte che cosa si pensa? Indubbiamente sì. Lo sarebbe. Ma Pearlie e Holland non lo fanno. Ognuno irrimediabilmente trincerato nella certezza di che cosa desideri l’altro.

È un romanzo che parla d’amore, un amore struggente perché porta a sacrifici impensabili che faresti solo se ami, se lo fai talmente in profondità da andare oltre te stesso e agisci solo nell’interesse di chi ami.  Ed ecco allora che Greer torna a colpirci e affondarci con un altro passaggio del suo potente romanzo:

questa è una storia di guerra. Non doveva esserlo, è cominciata come una storia d'amore, la storia di un matrimonio, ma la guerra le si è conficcata dappertutto come schegge di vetro. Non è la solita storia di uomini che vanno a combattere ma di quelli che non ci sono andati: i vigliacchi e gli imboscati; quelli che hanno lasciato che un errore li sottraesse al loro dovere; quelli che hanno visto cosa li aspettava e si sono nascosti; quelli che hanno fatto una scelta e si sono rifiutati... La storia di quegli uomini e di una donna alla finestra capace solo di stare a guardare..."

La storia non è del tutto verosimile ma aiuta a riflettere su un aspetto. Crediamo di conoscere nostro marito o nostra moglie, potremmo terminare le sue frasi e conosciamo perfettamente tutte le sue abitudini, ciò che odia e ciò che adora ma arriva un momento, uno solo, in cui ci spiazza. Ci sconvolge aprendo uno squarcio su una realtà diversa dove c’è una persona sconosciuta che non riconosciamo. 

Leggetelo. Sono convinta che vi piacerà perché è una storia moderna che tiene con il fiato sospeso fino alle ultime pagine


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