Come le mosche d'autunno di Irene Nemirovsky.

 

Come le mosche d’autunno è un piccolo grande gioiello in cui la Nemirovsky narra la storia di una nobile famiglia russa che si è trasferita a Parigi all’indomani della rivoluzione bolscevica. 

Il romanzo è narrato dal punto di vista della balia Tatjana che ha cresciuto ben due generazioni di Aleksandrovic, Nicolaj e i suoi figli, Kirill e Jurij, Loulou e il piccolo Andrej.

La vecchia balia in un primo momento resta nella casa in cui ha trascorso cinquant’anni della sua vita e questo le consente di vedere per un’ultima volta il giovane Jurij da lei amatissimo. Solo in seguito si unirà alla famiglia.

È un romanzo struggente. Ad ogni pagina si avverte il senso crescente di angoscia per la vecchia vita che è scivolata via inesorabilmente. La Russia con la splendida casa, il freddo inverno e quei colori che non si possono dimenticare perché talmente compenetrati nell’animo da esserne ormai inscindibili. 

Nell’amore di Tatjana per Jurij un omaggio della Nemirovsky alla sua tata, Zezelle, che l’amò di quell’amore forte di cui la madre non seppe mai avvolgerla.

La voce della vecchia balia è la voce di tutti coloro che da un giorno all’altro hanno dovuto abbandonare tutto e che si ritrovano ora “come le mosche d’autunno quando, passati il caldo, la luce e l’estate, volano a fatica, sfinite e irritate, sbattendo contro i vetri, trascinando le loro ali morte”.

È un romanzo intenso, potente, raggelante. Irene con la sua penna unica ci regala un’altra magnifica emozione.

Leggetelo. Non smettete mai di leggere le sue parole.


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