Le mille luci di New York di Jay McInerney


Il romanzo si apre con l’immagine di una New York dominata dal consumo di droghe e locali chiassosi in cui il protagonista, un aspirante scrittore del quale non verrà mai menzionato il nome, trascorre le sue serate trascinandosi da un locale all’altro. 

“sai che là fuori, nella luce arcigna dell’alba, ti aspetta il tuo purgatorio personale, un disperato dormiveglia che è come un incendio nel grasso che ti frigge il cervello”

La narrazione procede in seconda persona avvicinando il lettore al protagonista in un tu che non sei tu ma potresti esserlo. Potresti essere tu quello imprigionato in un lavoro che non ami e che forse non hai mai amato. Tu, quello che è stato lasciato dalla giovane moglie poco dopo il matrimonio. Tu, quello che cerca di trovare pace nell’uso di sostanze stupefacenti che ti obnubilano la mente almeno per un po’. Potresti essere tu quello che si trova in un posto improponibile con persone improponibili ad orari impensati.

Potresti esserlo e forse lo sei. Chissà!

“tu non sei esattamente il tipo di persona che ci si aspetterebbe di vedere in un posto come questo a quest’ora del mattino. E invece eccoti qua”

Il romanzo strappa anche qualche sorriso, qua e là, al desiderio del protagonista di essere Fitzgerald senza l’esaurimento nervoso o Dylan Thomas senza la pancia.

Il protagonista è roso dall’ansia che lo attanaglia al pensiero di tornare a casa la sera da quando la moglie se n’è andata. I ricordi si nascondono come batuffoli di polvere in fondo ai cassetti pronti ad aggredirlo in ogni istante. 

A ben vedere quindi, Mr Mivasempredritta forse non è poi così tanto uno a cui fila sempre liscia.. il dolore, profondo, che nutre per l’abbandono della moglie nasconde in realtà il dolore ancestrale per la perdita della madre che lo ha travolto mascherato dalla sofferenza per la dipartita della moglie.

Le mille luci di New York è un romanzo intenso che fa riflettere sul senso di straniazione e spaesamento che proviamo quando il baricentro della nostra vita viene spostato. Quando perdiamo l’equilibrio e non siamo in grado di capire verso quale direzione indirizzare la nostra vita.

Che cosa succede quando perdiamo il nostro punto di riferimento? Non siamo in grado di procedere e brancoliamo nel buio muovendoci casualmente da un posto all’altro senza capire che cosa fare di noi.

È proprio questo senso di incertezza e precarietà che avvolge il protagonista trascinato nel suo inferno personale fino al raggiungimento del bivio obbligato: risalire la china e combattere imparando di nuovo a respirare o mollare la presa?

Bel romanzo di cui consiglio assolutamente la lettura.


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