Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas

 

Ho viaggiato al seguito di Dantès. L’ho seguito lungo le vie di Marsiglia quando, appena sbarcato, ebbro di gioia, correva a riabbracciare l’anziano padre e l’amata Mercedes. 

Ero al suo fianco, spettatrice partecipe, quando veniva ingiustamente accusato di un reato mai commesso e, per questo, imprigionato. 

Ero con lui quando, nelle segrete del Castello d’If, decideva di darsi la morte e quando, avido discente, ascoltava le lezioni impartitegli dal buon abate Faria che è riuscito, con il suo affetto, ad ancorarlo alla vita.

Ero con lui quando, divenuto conte di Montecristo, pianificava ogni singolo atto della sua vendetta.

Ero con lui quando, sostituitosi alla Provvidenza di cui si era fatto strumento, ha punito i malvagi. 

Ho condiviso il suo dilemma se, per caso, non avesse esagerato con la sua vendetta travalicandone i limiti.

Dumas mi ha tenuta incollata alle pagine sì che non ho quasi avvertito la mole del romanzo. Ad un certo punto ho perfino rallentato il ritmo di lettura perché non volevo lasciar andare Dantès.

È un romanzo stupendo, grandioso. Nato dal genio di Dumas e cresciuto nell’immaginario collettivo di generazioni e generazioni di lettori ma anche di non lettori. 

Credo che pressocchè chiunque abbia sentito narrare delle peripezie di Edmond Dantès, giovane e sfortunato marinaio prima, ricchissimo conte di Montecristo, poi.

È un uomo che ha tanto sofferto, sottoposto - com’è stato- alla perdita della libertà e delle due persone a lui più care al mondo.

Uomo unico sì che chiunque rimaneva colpito dalla sua presenza, non occorrendo affatto che proferisse parola.

“La gente si disputava le sue parole, come capita sempre alle persone che parlano poco e che non dicono mai una parola senza valore”.

Montecristo è colui che tutto conosce, tutto sa e che a niente appartiene. Colpisce in ognuno dei ruoli che interpreta. Chi lo circonda è perfettamente conscio della sua impenetrabilità.

“Era difficile penetrare nell’anima di quell’uomo, soprattutto quando la velava di un sorriso”

Stupenda la galleria di personaggi che abita il romanzo. Dai nemici di un tempo, Caderousse, Danglars e il vile Fernand, ma anche il procuratore De Villefort fino a persone degne di essere amate come la famiglia Morrel e la giovane Valentine.

È un romanzo avvincente e appassionante che coinvolge, travolge, trascina in un ritmo serrato i lettori. È un romanzo che suscita indignazione, rabbia, angoscia, speranza, tenerezza ma anche amore. 

È un romanzo d’avventura popolato com’è da banditi, marinai, schiave. Un romanzo di viaggi diviso tra l’oriente e l’occidente. Un classico da leggere assolutamente.

Montecristo, l’angelo buono ma anche il vendicatore dei torti ingiustamente subiti.

“e adesso addio bontà, umanità, riconoscenza! Addio a tutti i sentimenti che aprono il cuore. Mi sono sostituito alla provvidenza per ricompensare i buoni; che il Dio vendicativo mi ceda il suo posto per punire i malvagi!”

Il romanzo è stato lungamente accusato dalla critica di mancare di contenuti ideologici posto che questi si risolverebbero unicamente nella vendetta che anima il Conte. A mio avviso non è così. Tante sono le tematiche che attraversano il romanzo. L’amore, l’affetto filiale, la morte, la tenerezza, le tematiche sociali, i matrimoni, il desiderio di emancipazione femminile. Tante sono le cose che si potrebbero dire su Edmond, conte di Montecristo.  È un personaggio che ho amato molto perché comprende che c’è sempre una nuova possibilità. Una nuova occasione.

“Solo chi ha provato la sventura estrema è adatto a sentire l’estrema felicità. Bisogna aver voluto morire, Maximilien, per sapere quanto è bello vivere. Non dimenticate mai che fino al giorno che Dio si degnerà di svelare all’uomo il futuro, tutta la saggezza umana sarà in queste due parole: aspettare e sperare!”

E così restiamo sulle sponde dell’isola di Montecristo e guardiamo un veliero prendere il largo. È il Conte di Montecristo che si allontana verso una nuova destinazione. Lo rivedremo? Non possiamo saperlo. Non ci resta che rimetterci alle sue parole: aspettare e sperare.


Leggetelo. Se lo avete letto, fatelo di nuovo. Romanzo stupendo.


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