La Camera Azzurra di Georges Simenon

 

“La camera era azzurra, di un azzurro -aveva notato un giorno- simile a quello della liscivia. Un azzurro che lo riportava all’infanzia, ai sacchetti di tela grezza pieni di polvere colorata…l’azzurro della camera non somigliava solo al colore della liscivia, ricordava anche il cielo di certi caldi pomeriggi d’agosto, prima che il tramonto lo tinga di rosa e poi di rosso

La camera azzurra è inondata dalla luce calda del pomeriggio e il fuggevole riferimento al cielo tinto di rosso pare richiamare il colore del sangue in una vaga premonizione di ciò che accadrà.

Il romanzo si apre con Tony Falcone, il protagonista, nudo davanti allo specchio mentre si tampona il labbro ferito dal morso di Andrée, la sua amante, con la quale ha appena consumato un rapporto sessuale. 

La relazione tra i due è passionale, intensa, provano un piacere assoluto, quasi animalesco. Nei pomeriggi trascorsi insieme non c’è spazio per nulla all’interno della loro camera d’hotel. 

Ci sono solo loro due, l’odore dei loro corpi e quel bisogno fisico che impone di essere soddisfatto.

La storia di Tony e Andrée viene narrata attraverso la sovrapposizione di più piani temporali, facendo ricorso al flashback. Tony racconta della relazione extraconiugale con la bella amante ripercorrendone la nascita e i successivi sviluppi nel corso dell’interrogatorio reso avanti al giudice, allo psichiatra e alla polizia. Siamo in una piccola cittadina della provincia francese ove tutti sono a conoscenza di ogni cosa. 

Agli occhi e alle orecchie della città non sfugge neanche la relazione tra Tony, il giovane che non disdegna relazioni occasionali benché sposato, ed Andrée, la moglie del droghiere. Tony lo ignora, convinto che le cautele adottate lo tengano al sicuro dai pettegolezzi. Scoprirà in seguito che si sbaglia.

Con una raffinata analisi psicologica dei protagonisti, Simenon ci conduce nei meandri delle pulsioni umane mettendoci davanti gli effetti distruttivi che una forte passione può arrecare spazzando via tutto il nostro mondo. Per evitare che ciò accada dovremmo essere in grado di porvi un freno. Ma vogliamo davvero arginarla o preferiamo piuttosto che ci travolga e, perché no, distrugga?

È questo l’interrogativo che fa sorgere la lettura del romanzo. Con sorprendente maestria Simenon ci trascina negli abissi delle pulsioni ove il confine tra innocenza e colpevolezza è talmente labile che è ben possibile che l’innocente avverta su di sé il peso della colpa al contrario del colpevole che si assolve. Ecco dunque che l’amore, fattosi ossessione, non distoglie lo sguardo dal desiderio di “appropriarsi” dell’amato per raggiungere il suo scopo. Con qualunque mezzo. A qualunque costo.

“Com’è diversa la vita nel momento in cui la si vive e quando la si analizza a distanza di tempo”

Questa frase, incisiva, condensa il senso e la natura di questo splendido romanzo.

Si, perché se ci fosse dato modo di rivivere la nostra vita potremmo dare alle parole e alle azioni il giusto peso che meritano bloccando comportamenti e disgrazie che, forse, si sarebbe potuto evitare.

Romanzo struggente e malinconico che fa riflettere e ci pone un interrogativo: fino a che punto siamo disposti ad arrivare per inseguire una passione? Che cosa siamo disposti a sacrificare della nostra vita?

Consigliato a tutti, ma proprio a tutti.


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