Gli anni al contrario di Nadia Terranova.

Incomunicabilità. 

Asimmetria. 

Disallineamento. 

È quanto emerge dalla relazione tra i due protagonisti, giovani, innamorati, affamati di vita e di emancipazione dalle ingombranti famiglie d’origine. Verrebbe da chiedersi quale sia il problema.

Che a volte l’amore non basta. Per sopravvivere. Per guardare al futuro. Perché ci si trincera nei meandri di quel che dovrebbe essere e invece non è. Si pensa al momento senza avere il coraggio di guardare negli occhi il proprio compagno e dirgli chiaramente quello che si ha dentro. Aprirgli il cuore e confessare sogni, speranze, desideri.

Quando non si ha il coraggio di discutere, arrabbiarsi, lottare per ciò in cui si crede anche l’amore più forte finisce per naufragare. Sprecato, tradito, deluso.

“Non abbiamo mai usato lo stesso dizionario. Parole uguali, significati diversi. Dicevamo famiglia: io pensavo a costruire e tu a circoscrivere; dicevamo politica: io ero entusiasta e tu diffidente. Io combattevo, tu ti rifugiavi. Se non ci fosse stata Mara, ci saremmo persi subito, ma almeno non avremmo continuato a incolparci per le nostre solitudini. Quando penso agli anni trascorsi mi sembra che siano andati tutti al contrario”

Ed è tanto più doloroso quando si pensa che, forse, sarebbe bastato poco, davvero poco, per salvarsi, per salvare. Per portare al sicuro un amore, una persona, una famiglia e tenerla stretta a sé nel tepore di uno di quegli abbracci che mozzano il respiro. Che sono il respiro.


 

 

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