Le ceneri di Angela di Frank McCourt

Ripensando alla mia infanzia, mi chiedo come sono riuscito a sopravvivere. Naturalmente è stata un’infanzia infelice, sennò non ci sarebbe gusto. Ma un’infanzia infelice irlandese è peggio di un’infanzia infelice qualunque, e un’infanzia infelice irlandese e cattolica è peggio ancora”

Il piccolo Frank, bambino di quattro anni, ci narra della sua infanzia, triste, povera, desolata. Lui e i suoi  fratellini erano bambini affamati che hanno vissuto sulla loro pelle il dolore delle privazioni e delle sofferenze.

Non avevano nulla. Spesso mangiavano un giorno sì ed uno no. Erano poveri. Dormivano a terra. Hanno conosciuto la perdita di tre fratellini. Margaret, la sola femminuccia, bella, bellissima con gli occhi azzurri della mamma e i riccioli neri. Il piccolo Oliver e a seguire il gemellino Eugene quasi che la vita dell’uno non avesse senso senza quella dell’altro.

Si avverte, in questo clima di miseria generale, la solidarietà tra gli ultimi. Si trova sempre qualcuno disposto a tendere la mano per aiutare chi ha più bisogno.

Forse ha ragione chi sostiene che è proprio chi ha meno ad essere più generoso.

La storia del piccolo Frank sembra quella narrata nei romanzi di Dickens solo che la sua vita, ecco, non era un romanzo. 

La particolarità di questo romanzo è il candore del piccolo Frank che ci narra con la naturalezza che solo i bambini possiedono cose che la mente umana fa fatica solo ad immaginare, figuriamoci a provarle, e ce le descrive come normali. Normali? Sì, proprio così. Perché quella di cui ci parla è la sua storia di povero, poverissimo bambino irlandese.

È un romanzo struggente. Ti si attacca addosso e non molla la presa. Ti prende allo stomaco e scava una piccola voragine dentro di te. 

Da quando l’ho terminato guardo al cibo in modo diverso. Sapere che un pezzo di pane secco poteva far la differenza tra la vita e la morte, tra la sopravvivenza e la fine.

Ho adorato ogni singola riga di questo romanzo e mi chiedo come abbia fatto a non leggerlo prima.

Il piccolo Frank, il ragazzino dagli occhi castani e il visetto imbronciato, mi mancherà. È riuscito ad arrampicarsi in un angolo del mio cuore da cui non lo caccerò mai. Perché a me questo piccolo ragazzino irlandese ha toccato il cuore.

Leggete di lui, della sua Irlanda, della povertà e delle miserie umane. Non ve pentirete e chissaà! Forse lo amerete come lo amo io.

Consigliatissimo.


 

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