Circe di Madeline Miller
“Nacqui quando ancora non esisteva nome per ciò che ero. Mi chiamarono ninfa, presumendo che sarei stata come mia madre, le zie e le migliaia di cugine. Ultime tra le dee minori, i nostri poteri erano così modesti da garantirci a malapena l’immortalità”
L’incipit del romanzo di Madeline Miller non avrebbe potuto essere più folgorante. Descrive con la potenza di un lampo la storia di Circe.
Ultima tra le divinità, figlia di Elios e della ninfa Perseide, mai particolarmente amata dai genitori, la Circe della Miller è timorosa, desiderosa d’amore, spesso seduta ai piedi del padre nel mai neanche velato desiderio di esserne riamata.
Cerca di farsi accettare. È però invariabilmente respinta, invisa persino ai fratelli. La madre la dissuade dal cantare per via della sua vocetta stridula. Solo più in là ne scoprirà la ragione.
La sua, infatti, è una voce umana.
Circe è speciale. Ama intensamente e proprio grazie all’amore scoprirà i suoi poteri nelle arti magiche che le varranno infine l’esilio sull’isola di Eea.
I poemi omerici e le fonti greche dedicano poco spazio alla maga di Eea, tuttavia, partendo dalla tradizione storiografica la Miller crea un romanzo meraviglioso.
Circe è quasi umana nelle sue passioni, nei suoi desideri, della maternità, di essere anche lei, anche se per una sola volta, riamata.
La bellezza della sua figura risiede proprio nella sua capacità di lottare come farebbe un qualsiasi essere umano che ama. E che, per ciò solo, è disposto ad affrontare ogni periglio perché l’amato sia al riparo da ogni pericolo.
Appassionata, forte, coraggiosa, desiderosa di proteggere chi ama.
Le pagine della Miller sono ben lontane da quella storiografia che ha dipinto la bella Circe come una seduttrice, una prostituta, addirittura.
Ne emerge un personaggio unico e bellissimo nelle sue pulsioni, nei desideri che – benchè sia una dea- non sono poi tanto diversi da quelli di un qualsiasi mortale. Proteggere chi ama, tenerlo al caldo e donargli il proprio amore.
Molto bella la galleria degli eroi che fa capolino tra le pagine. Achille che nell’Ade si rammarica della vita audace che ha fatto ardere troppo in fretta la propria candela, Aiace, Diomede e Agamennone.
Un romanzo intenso e dolce. Forte e travolgente. L’amore che non si ferma davanti a nulla. Neanche dinanzi agli sbagli a cui, anzi, cerca di porre rimedio.
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