Nel cuore della notte di Rebecca West (volume II)


Il secondo capitolo della trilogia si apre con la descrizione di un quieto pomeriggio in giardino di cui è ancora una volta Rose a parlarci. Ci dice che risale a quasi cinquant’anni prima.

Gli Aubrey reagiscono al nuovo evento che li ha travolti- l’abbandono del padre- stringendosi attorno alla madre e appoggiandosi gli uni agli altri per andare avanti, come hanno sempre fatto.

“Di fatto non sentii più la necessità di ricordarmi di lui, perché non c’era mai il pericolo che me ne dimenticassi”

Mary e Rose sono state ammesse in due diverse prestigiose scuole di musica, Cordelia sta cercando di capire che cosa fare della sua vita e Rosamund si dedica al suo lavoro di infermiera. Il bel Richard Quin che pare illuminare con la sua sola presenza qualsiasi cosa graviti nella sua orbita, frequenta con profitto la scuola.

Ritroviamo in questo secondo volume le atmosfere familiari che tanto hanno permeato il primo. Le atmosfere che si respirano fanno pensare al tepore delle giornate estive quando il sole si sta ritirando per lasciare spazio alla sera e si continua però ad avvertire nell’aria quella tensione verso qualcosa che ancora non è ma potrebbe essere. 

Questo secondo volume della saga è più intenso e coinvolgente del primo. 

Si respira tra le pagine della storia una tensione e un sentimento di sospensione che aleggia e incombe sugli Aubrey. 

Sulla famiglia, come sul resto del mondo, cala un nuovo orrore: la prima guerra mondiale.

Rebecca West tiene incollato il lettore alle pagine, preso dall’ansia di sapere se le cose andranno davvero come si teme o se invece, per una volta soltanto, come si spera.

se si tratta di quell’unica volta in cui la speranza avrà la meglio. 

Si ha l’impressione di vedere il bel Richard Quin che parte alla volta della guerra e di condividere le paure e le ansie che lo attanagliano.

“voglio vivere. Oh, dio, quanto voglio vivere.

No. Non vivere. Vivere felice.

Voglio nuotare e restare sdraiato al sole.

voglio nuotare e restare sdraiata al sole”

La West con i dialoghi finemente costruiti, frutto di introspezione e raffinata analisi psicologica, ci conduce abilmente entro la storia e ci ritroviamo anche noi accanto alla madre, Clare, cui è dedicata la parte conclusiva del romanzo. Fragile ed esile come non mai, Clare si prepara ad andarsene circondata dall’amore dei suoi cari ed ancora una volta spetta a lei trasmetterci, pur mettendolo in dubbio, uno dei messaggi che ho amato di più 

“che altro c’è di utile al mondo se non l’amore?”

Rebecca West ha trasmesso il dolore e la portata sconvolgente della sofferenza che ha colpito gli Aubrey e mi ha trascinato all’interno della storia.

Ho amato davvero questo romanzo e spero che in molti lo leggeranno.


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