Di questo amore non si deve sapere di Ritanna Armeni

L’uomo è Lenin. Il volto
stravolto dal dolore, attende sulla banchina Inessa incurante degli sguardi
incuriositi degli astanti che si interrogano sul perché del profondo turbamento
del leader.
Si concludono così gli undici
anni che Lenin ha condiviso con Inessa. Anni in cui hanno lottato duramente per
la causa senza risparmiarsi dolori e umiliazioni. Si sono amati profondamente ma
il loro amore non era destinato a durare.
“Non si possono
avere due passioni, Inessa.”
È quanto il leader bolscevico
dice alla impavida e bella Inessa, la donna che ama, al momento in cui tronca
la loro relazione. Avere un’amante era espressione di quella borghesia di cui
Lenin stigmatizzava fortemente i comportamenti. Lui non poteva permettersi che
la sua immagine pubblica venisse screditata e così decide di lasciare la donna
che ama.
Inessa Armand non è una donna
come tante. Parla fluentemente quattro lingue, suona divinamente il pianoforte
e poco meno che ventenne sposa un ricco industriale, Aleksandr Armand, che la
amerà profondamente per tutta la vita non facendole mai mancare il suo sostegno
neanche quando Inessa gli spezzerà irrimediabilmente il cuore.
Inessa
abbandona la sua posizione di ricca borghese e si dedica anima e corpo alla
causa della rivoluzione. Verrà imprigionata, mandata in esilio e soffrirà molto
per la lontananza dai suoi cinque figli. Quando conosce Lenin è intimorita dal
grande leader, prova soggezione nei suoi confronti ma ben presto scoprirà che quello
che nutre per lui va ben oltre la stima e l’ammirazione. Diverso tanto dal
senso di sicurezza e di protezione che irradiava la figura di Aleksandr quanto
dalla passione forte che provava per Volodja, l’altro uomo della sua vita.
L’amore di Lenin e Inessa è un amore scomodo, fastidioso perché danneggia i bolscevichi e la causa della rivoluzione. Al rientro a San Pietroburgo Inessa prende coscienza del fatto che se in Europa l’amore suo e di Lenin andava nascosto, nella Russia della rivoluzione è una colpa da cancellare. Da seppellire. Tuttavia, con l’attentato al leader bolscevico si riannoda quella relazione che si realtà non era mai stata recisa davvero.
Alla Armeni va riconosciuto il
grande merito di aver strappato all’oblio una donna unica che ciascuno di noi
dovrebbe conoscere. Inessa è una donna forte e combattiva. Crede in se stessa e nella
causa della rivoluzione- di cui pure arriverà a mettere in discussione le
modalità- ama profondamente i propri figli e Lenin. È colta, intelligente,
appassionata. È una donna a cui non si può non sentirsi vicini e che non si può
non ammirare per il coraggio con cui ha affrontato le sfide che le si sono
prospettate davanti. Una donna con la D maiuscola che però a un certo punto si
è spezzata. Della gioia di vivere e del calore che irradiava non è rimasto più
nulla negli ultimi mesi della sua vita. Sente di riuscire ad amare unicamente i
suoi figli e Lenin.
Inizialmente non ci si spiega per
quale motivo la sua figura sia così avvolta dalla nebbia quasi una condanna
all’oblio. Dalla lettura del romanzo si comprende però come la condanna cui è
stata sottoposta la compagna Armand è dovuta alla volontà di non infangare la
memoria del leader bolscevico. Come se il riserbo sulla figura di Inessa fosse
un tributo da rendere allo stato sovietico.
Non si voleva ammettere che persino
Lenin, leader dello stato dei soviet, si fosse abbandonato ad un amore
extraconiugale e che senza la donna amata si fosse sentito perduto.
Una storia d’amore piena di
dolore e sofferenza quella che ha legato lnessa e Lenin. Una storia di cui si è
avuto conferma quasi per caso con il rinvenimento di una lettera negli archivi
del partito.
“Di questo amore non si deve sapere” è un romanzo
bello e intenso che ha acceso i riflettori su una donna forte e volitiva che ha
tanto amato e lottato per i suoi ideali e che aveva ricevuto l’ingiusta
condanna all’oblio quando, al contrario, avrebbe meritato uno spazio ben
definito nella storia per aver contribuito con la sua vita a scriverne una
parte importante.
È una donna che si
dovrebbe conoscere e non seppellire sotto strati di polvere sì che di lei sia soppiantato
persino il ricordo. Sarà che la sua e di Lenin era una storia sbagliata simile
a quella cantata dal grande Faber: "Una storia da dimenticare, da non
raccontare".
È una fortuna che l’Armeni ce l’abbia raccontata per noi e
per tutte le Inessa di oggi.
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