La doppia vita dei numeri di Erri De Luca

 


Erri De Luca è la dimostrazione vivente di come non occorrano centinaia e centinaia di pagine per fare di una storia una bella storia.

In pochissime pagine, infatti, la sua penna riesce a creare personaggi che lasciano il segno.

La doppia vita dei numeri è una piece teatrale che nasce dalle feste trascorse dallo scrittore nell’intimità dei suoi affetti. Due fratelli trascorrono insieme la sera di capodanno. Lui è alquanto restio poiché dalla morte dei genitori le feste comandate gli sono cadute in antipatia. È rimasto fermo al giorno successivo alla morte dei genitori. La sorella però insiste, dice che non sarà una vera e propria festa. Si limiteranno a mangiare insieme.

C’è molto di De Luca nel protagonista della piece, sono entrambi scrittori, entrambi hanno una visione disincantata della vita e delle situazioni omologate (il rifiuto di attendere la mezzanotte), entrambi hanno una sorella ed entrambi mancano da tempo da Napoli. Come dice la sorella, però, Napoli te la porti tatuata addosso. È qualcosa da cui non si sfugge.

La serata prende una piega diversa quando la tavola viene apparecchiata per quattro. Il fratello vorrebbe andar via, infastidito dal pensiero di altri ospiti. Quelli attesi però non sono ospiti qualsiasi ma i loro genitori.

“Lei: li lasciamo stare tutti i giorni. Stasera invece li scomodiamo. Li facciamo uscire. 

Lui: i numeri? 

Lei: Mamma e papà!”

Silenziosa, compare in scena la coppia di genitori che si fa presenza nella sua irrevocabile assenza.

E allora su due piani distinti partono due conversazioni (quella dei vivi e quella dei morti): quella dei figli che, mentre chiamano i numeri della tombola, discutono dei genitori, della guerra; e quella dei genitori, giovani, seduti accanto ai figli appesantiti dagli anni. Perché gli scomparsi possono scegliersi l’età con cui vogliono essere ricordati.

La tombola volge a favore dei genitori che infilano una vincita dietro l’altra, la figlia pensa che sia ovvio in quanto sono i genitori a chiamare i numeri. Così non è. 

“I numeri siamo noi e veniamo estratti ogni volta che uno si ricorda di noi e ci nomina. E allora ci vengono a chiamare e ci dicono, affacciatevi.”

È così che la stanza, ambientazione unica della storia, inizia a riempirsi delle voci di chi non c’è più rievocate attraverso i numeri che rimandano ad eventi più o meno buffi della vita di questa famiglia raccolta attorno ad un tavolo.

Ed ecco che la doppia vita dei numeri, quella concreta del numero in sé e quella dell’allegoria a cui il numero della tombola rimanda, arrivano quasi a toccarsi nel racconto e nella rievocazione del passato.

“ tombola napoletana estrae insieme ai numeri anche una storia. È il viaggio contrario a quello dei sogni,che da una storia venuta in sogno suggerisce i numeri da giocare al lotto”

Con l’inconfondibile cifra stilistica priva di orpelli, De Luca ci introduce in una storia privata, intimista e ci rende spettatori di una scena quasi fossimo seduti nella platea di un teatro e potessimo anche noi ascoltare le voci che si accavallano nella stanza e i ricordi. 

Spettatori di come, per dirla con De Luca, “La doppia vita dei numeri premetta una seconda occasione anche a chi non c’è più”.

 Consigliato.


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